"Il confine. L'Islam".
La donazione di Fausto Salvoni

“Il confine. L’Islam” è il titolo dell’opera che lo scultore Fausto Salvoni ha donato alla Fondazione Morcelli-Repossi. La donazione è particolarmente importante per diverse ragioni. Innanzitutto l’opera viene ad arricchire il patrimonio della Pinacoteca dedicato agli artisti della nostra città, rendendo così vivissimo il compito dell’ente che ha tra le proprie finalità la custodia e la valorizzazione dell’ingegno creativo. La scultura si aggiunge infatti ad altre tre dello stesso artista che sono già esposte nella sala dedicata all’arte contemporanea, e che hanno come tema Dafne, l’Angelo e i minatori. Sono sculture in bronzo di piccole dimensioni che rappresentano l’ampio spettro dell’attività di Fausto Salvoni. L’artista ha saputo guadagnarsi stima e riconoscimenti grazie ad un impegno che non è mai venuto meno, nonostante le difficoltà di una forma d’espressione, la scultura, particolarmente onerosa per impegno e materiale.

Fausto Salvoni ha iniziato fin dagli anni Settanta, in collaborazione con l’incisore Angiolino Berardi e il pittore Renzo Faglia, sulla via della creazione artistica libera da ogni vincolo. Si è conquistato una buona fama partecipando a numerosi concorsi ed ha al suo attivo opere di grande interesse, fra le quali sculture nelle chiese clarensi di San Bernardo e del Santellone. Un medaglione con una sua deposizione è stato donato a Papa Francesco nel 2014. Con opere in terracotta, ceramica e bronzo ha cercato di cogliere le trasformazioni della natura fino ad arrivare a toccare l’umana trasfigurazione. Molte anche le rassegne collettive che lo hanno visto protagonista. Ad aprirgli le porte della Pinacoteca clarense furono l’apprezzamento e l’attenzione di Giovanni Repossi e di Enio Molinari, che nelle sue sculture hanno colto originalità di stile e profondità di messaggio. L’opera che ora viene donata segna un passaggio ulteriore nel cammino tra arte figurativa e astrazione. Realizzata con tecnica mista, in bronzo e argilla, cerca di andare all’anima di una delle questioni più drammaticamente attuali nei rapporti con il mondo culturale del Vicino Oriente.