Tutto accadde nel pomeriggio del 1 settembre 1701 e fu una strage. Nel volger di poche ore si contarono a migliaia i cadaveri sul campo o trascinati lungo il corso delle rogge, per chilometri. Nella storia dell'Europa viene registrata come la Battaglia di Chiari, per i clarensi è la Battaglia dei Casotti, dal nome della località di campagna poco fuori le mura. Segna un passaggio importante nella Guerra di successione spagnola. La prima vera guerra mondiale. La contesa che vede contrapposti la Francia di Re Sole e l'impero di Leopoldo I d'Asburgo s'innesca il primo novembre del 1700, quando Carlo II di Spagna muore senza lasciare eredi diretti. A vantare diritti sul suo trono si fanno subito avanti il re francese e il sovrano austriaco, entrambi cugini e cognati del defunto Carlo. Lo scontro infiamma presto l'intera Europa, coinvolgendo l'Inghilterra e i Paesi Bassi, quindi Fiandre e Italia, poi il Mediterraneo e infine le colonie americane. Durerà fino al 1748, quando sarà firmata la pace di Aquisgrana, al seguito di un'altra contesa per la successione polacca. La Battaglia di Chiari segna un momento importante e assai celebrato anche perché vede come trionfatore il principe Eugenio di Savoia, alla testa dei "Todeschi". La retorica risorgimentale lo descriverà come uno degli eventi fondanti della glorie dei Savoia, e quindi dell'Italia. Una narrativa carica di forzature ma che ha lungo seguito: non a caso la copertina del saggio che celebra il centenario della Città di Chiari nel 1962 riporta una stampa di quella battaglia. Vicenda quindi narrata più volte, ma sempre con una visione di parte.
Ora emerge una diversa lettura, grazie alla meticolosa ricerca svolta da Piercarlo Morandi negli archivi di Venezia. Spunta dai report quotidiani che gli "osservatori" inviati sui luoghi facevano avere al Provveditore Molin, per tenere aggiornata la preoccupatissima repubblica. La Serenissima, infatti, in quello scontro tra giganti, conscia della propria debolezza sulla terraferma e timorosa di essere sorpresa alle spalle dagli Ottomani, aveva scelto di restare neutrale. Aveva quindi concesso agli eserciti di passare sul proprio territorio, con l'assicurazione che questi avrebbero ripagato i danni. Per questioni finanziarie e per timori politici, "gli spioni" veneziani erano quindi attentissimi. Da questo nuovo racconto, meno retorico ma non meno avvincente, prende le mosse i convegno di sabato 13 maggio alla Fondazione Morcelli-Repossi di Chiari. Con Piercarlo Morandi, intervengono Massimo Lazzarini, che sulle conseguenze della Battaglia di Chiari ha svolto una ricca tesi di laurea, Mino Facchetti, con un intervento dedicato alla memoria storica e popolare legata all'avvenimento, e Roberto Bedogna, che illustrerà il materiale iconografico. Manoscritti, testi, documenti e stampe sulla Battaglia di Chiari restano poi in mostra nel foyer della Fondazione fino a domenica 21 maggio. L'iniziativa è promossa con la Pro Loco, il Circolo dei collezionisti di Chiari, e con il patrocinio dell'Amministrazione comunale.
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